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Monthly Archives: Outubro 2006


O número das pessoas vítimas da guerra no Iraque não cessa de aumentar.
De facto o destaque nos últimos dias tem sido para a morte crescente de soldados americanos.
O mês de Outubro foi o mais sangrento, assim contam-se até este momento 97 perdas no exército americano, o mais elevado desde o início do conflito.
A morte desses soldados são enunciadas nos meios de comunicação social, mas configuram-se como meros números, como pessoas sem rostos.
2810 é o triste número dos soldados desaparecidos no conflito, mas as suas mortes não possui o mesmo impacto que nas precedentes guerra porque os soldados são recrutados de forma voluntária.
Pergunto como ficar indiferente face a estas mortes?
As palavras do presidente Bush continuam de confiança na ocupação do Iraque.
“Estamos a vencer e venceremos, a menos que partamos antes de a missão estar cumprida”.
Quantas mais mortes serão necessárias para a missão ser cumprida?
Assegurou hoje: “Nós venceremos o inimigo no Iraque. Nós temos um plano para a vitória”, mais uma vez a conservação da maioria dos republicanos no congresso parece mais importante do que essa questão.
Será que os interesses de um estado vão continuar a prevalecer a uma vida humana?

Sylvie Oliveira

No Público
Foto: Karim Kadim/AP

Um soldado da 172ª Brigada de Combate Stryker recebe um beijo de um menino iraquiano.
Uma fotografia lindíssima, mostrando que mesmo no pior cenário de uma guerra, ainda existe espaço para a paz.
No entanto um gesto de carinho não esconde a realidade.
Sylvie Oliveira

Guerreiras:
Mulheres diversas, dispersas, perdidas,
No poste, no quarto, no vácuo sem vida,
Mulheres fantasmas, no giro da noite,
Na volta do brinco, na pedra que brilha,
A boca vermelha, os olhos de estrela,
Cabelos de sol, carícias vendidas,
Mulheres diversas, dispersas, perdidas,
De alcovas e açoites, a dama da noite.
Da terra e do porto,
Garimpo, naufrágio,
Que é Cinderela no cabaré.
Mulheres diversas, dispersas, perdidas,
Mulheres que são, que estão, que não ficam,
Mas levam no sonho um pouco de tudo.
Mulheres guerreiras, guerreiras do sangue
Tirado por dentro, entranhas profundas,
Do corpo e da alma, o pai, o padrasto,
O irmão, o vizinho, o amante, o bagaço.
Mulheres diversas, dispersas, perdidas.
Mulheres guerreiras em meio à miséria,
Meninas do nada, desfeitas de tudo.
No esgoto que escorre, um barco profundo.
Mulheres guerreiras, o pó e a pedra,
A cola e a fumaça adormecem a luta.
Relutam, insistem, não podem ficar.
Mulheres diversas, dispersas, perdidas,
Mulheres guerreiras, sem eira, nem beira.
Mulheres diversas, dispersas, perdidas,
Mulheres guerreiras, do corpo e da alma,
Mulheres de sentido, de lágrimas apenas…
Ana Ferreira
O filme português Transe“, da cineasta Teresa Villaverde, nas salas de cinema desde 5 de Outubro, centra a sua história no percurso de uma jovem mulher, Sónia, que abandona a cidade russa de São Petersburgo e parte à busca de uma vida melhor. Viaja para Alemanha que considera o seu porto de abrigo, mas rapidamente descobre um universo do qual é difícil sair – o do tráfico de mulheres para a exploração sexual – que a leva a atravessar a Europa até chegar a Portugal.
Porque o tráfico humano escraviza anualmente cerca de 500 mil pessoas só no continente europeu, importa debater este problema e esboçar medidas para circunscrevê-lo!
Fica a sugestão e a nota da cineasta:
“”O inferno é um cão a ladrar lá fora”, escreveu Santa Teresa de Ávila. Estamos no início do século XXI e o cão ladra em toda a parte. Não nos livrámos da tortura, da escravatura, do genocídio. A personagem central deste filme vê esse inferno de frente e de muito perto. Penso que não chega a entrar, porque é preciso fazer parte do inferno para estar lá dentro. Ela não faz parte, mas não há saída. Jorge Semprún escreveu a propósito da sua experiência num campo nazi que um dos motores da sobrevivência é a curiosidade. Se não quisermos olhar, as chamas agigantam-se. Vivemos numa época assim, em que nada do que temos está garantido para sempre, em que tudo pode desmoronar. Este filme trata de uma parte que desmoronou”.
Anabela Santos
I Viaggi: le agenzie vendono pacchetti normali “puliti”, non sono così stupide da trasgredire la legge. I clienti sanno come lo sanno le agenzie cosa si incontra in certi luoghi piùttosto che in altri. Qui ci vorrebbe più serietà da parte di tutti coloro che operano nel settore turistico, ci vorrebbe più informazione ed anche più repressione. Fare capire a queste persone che abusare di un minore si corrono rischi pesanti e che la pena non si condona dopo poco tempo, si resta in galera!
Su come funziona il meccanismo consiglio di leggere bene la pagina dell’osservatorio sul turismo sessuale minorile in brasile che si trova sul Osservatorio.
Sostenere economicamente questa iniziativa è importante. Si da la possibilità ad associazioni brasiliane di fare informazione, denunce di situazioni orrende. Si da la possibilità ad associazioni italo-brasiliane di sostenere progetti di prevenzione e accoglienza.
Con poco si può fare tanto e molti possono fare poco. Poi se ne deve parlare di più nelle scuole, nelle famiglie. Non possiamo più considerare una normalità lo sfruttamento dei minori nel turismo sessuale!
Dobbiamo riconoscere che in ogni parte del mondo le persone sono uguali con gli stessi doveri e gli stessi diritti e che questi ultimi non possono essere calpestati per un proprio piacere personale. Dobbiamo lasciare ai bimbi e ai ragazzi il diritto di sognare, il diritto a giocare, ad avere una vità degna di un essere umano. Dobbiamo fare tutto quello che possiamo per parlare con chi ha problemi di relazionamento nei nostri ambienti di lavoro, di scuola ecc.
Un mondo diverso è veramente possibile solo se ognuno di noi lo costruisce!
Grazie per tutto quello che farete per sostenere questo nostro impegno. Sul sito della campagna trovate il nostro conto corrente bancario. Abbiamo bisogno di tutti voi.
Di Luca Mucci, Italia
Il turismo sessuale minorile lo praticano persone di ogni ceto e appartenenza. Non c’è una categoria standard, c’è chi ha famiglia regolare e chi no. Ci sono giovani, adulti, anziani. È ora di smetterla di vedere sulle spiagge tropicali uomini maturi di 50-60-70 anni mano nella mano con ragazzine di 15-16 anni. Non deve più esistere!É una vergogna sapere e non fare niente per migliorare.
In Italia come in altri paesi, purtroppo manca una seria e vera educazione sessuale. Nelle famiglie spesso parlare di sesso è ancora un Tabu, un argomento da non porre in discussione se non di nascosto, come che la sessualità non facesse parte della nostra personalità. La scuola in questo è molto arrettrata.Cosi come anche la giustizia deve ancora fare passi avanti nella società in genere se ne deve parlare di più e meglio e non liquidare la cosa con una risatina. Le donne vanno aiutate ad avere più coraggio nelle denunce anche quelle dentro le mura domestiche. Certo è un problema complesso, delicato ma va affrontato.
Purtroppo in molte zone del Brasile ma anche in altri paesi, questo tipo di turismo aiuta l’ economia locale ma non è tollerabile che l’interesse economico prevalga e calpesti i diritti fondamentali delle persone, delle donne, delle ragazze e dei minori. Lasciamo in pace i bambini, lasciamo che possano avere una vità dignitosa con i loro sogni.
Di Luca Mucci, Italia
[I turisti] non sono uomini, o meglio sono poveri uomini, la vergogna non sanno cosa sia, sanno bene come vivono queste ragazze, le loro condizioni sociali ecc. Spesso poi credono di dare loro una mano dandogli soldi. Sono uomini con un sacco di problemi di relazione con l’altro sesso. Cercano donne che stiano sottomesse, non vogliono un rapporto alla pari, non riconoscono la parità tra uomo e donna, la complicità nel rapporto non sanno cosa sia. Molti si illudono che le ragazzine vedano in loro dei principi azzurri, non si accorgono che lo fanno solo per soldi, per vivere. Non vogliono capire che dietro a una ragazzina spesso c’è una storia di una persona, le vedono come merce, come roba da comprare. Chi parte con questi viaggi sa già cosa vuole evadere dalla propria vità dalla normalità di tutti i giorni se ne frega delle storie delle persone che incontra non si fa scrupoli se la ragazza ha 20 anni o ne ha 13.

Come cittadino italiano provo vergogna e così dovrebbero fare tutti i cittadini civili europei compreso i portoghesi invece il turismo sessuale con minori e non solo. È sempre più una moda, una cosa “normale”. È assurdo che tutto questo succeda e pochi si interessino. Non deve restare un problema di cui si interessano solo gli addetti ai lavori. È un problema di tutti.Solo in Brasile sono sfruttati sessualmente circa 500.000 minori come in Thailandia ed in altri paesi. Se in Italia o in Europa un adulto abusa di un minorenne giustamente almeno in apparenza se ne interessano in tanti o quasi tutti. Solo perchè le sfruttate in questo caso sono nel sud del mondo pochi si interessano. Questo mi fa dire che ci sono ragazze di serie A e ragazze di serie Z. Un paese civile ripeto non permette che una parte dei propri cittadini vadano in giro per il mondo a sfruttare come che niente fosse.

In una parte del nostro paese [Italia] ed anche in altre zone dell’Europa non viene accettata la parità tra uomo e donna, dobbiamo impegnarci di più in questo.

Di Luca Mucci, Italia
Di Luca Mucci, coordinatore delle campagna italiana contro il turismo sessuale minorale in Brasile -“Stop child sexual tourism”-, che ha accettato di partecipare nell’ O Mal da Indiferença.
Carissime amiche e amici, sono 16 anni che percorro in lungo e in largo il Brasile sostenendo il lavoro di una cinquatina di associazioni brasiliane e costruendo case per ragazzi, centri per bambini, centri sportivi, tutto questo ovviamente con il sostegno della Associazione Modena Terzo Mondo fondata da me insieme ad altri amici 15 anni fa. Proprio perchè sostengo tante case per ragazze e ragazzi, e dopo la morte di una ragazzina di 14 anni Alexandra per AIDS è venuta l’idea della campagna italiana contro il turismo sessuale minorile. Sono stanco di vedere decine di migliaia di miei connazionali ed europei, anche tantissimi portoghesi, che per soddisfare le proprie voglie vengono qui [Brasile] a sfruttare queste povere ragazze e ragazzi. Come sono stanco che l’opinione pubblica si interessi poco di questo fenomeno di questo reato, che solo perchè succede lontano dai nostri paesi è considerato non grave. Ma la cosa che mi indigna di più e che ormai il turismo sessuale è considerato una moda, una normalita. É ora di dire basta!

La vità delle ragazzine è un inferno. La prima violenza spesso succede tra le mura di casa: i padastri, i fratellastri, gli zii sono quelli che abusano spesso di loro. Per questo poi preferiscono la strada alla loro casa, quando cominciano poi è difficile smettere. La società non offre alternative serie per loro, la miseria spinge a fare di tutto pur di vivere in modo dignitoso. I turisti poi gli fanno credere di avere trovato un amore vero, le trattano come principesse, le illudono, le sfruttano, le costringono a fare di tutto pur di soddisfare i loro desideri ad usare droghe, a ubriacarsi, a farlo senza protezione nei modi più indecenti e dopo che fai questa vità di merda per alcuni anni sei distrutta. Le ragazzine che cominciano a 10-11 anni per una cena in un ristorante che per loro prima era un sogno o per un bel vestito comprato in un centro commerciale per loro proibitivo, tutto questo fa si che non abbiano la fortuna e il diritto di vivere quel periodo che è l’ adolescenza ma le trasforma subito e nel modo più orrendo in donne adulte, spesso diventano bimbe-mamme. Si parla di ragazzine o meglio di bimbe di 10-11 anni fino a 16-17 anni, bimbe che a volte hanno un corpo di donna ma sono e restano bimbe con i loro sogni, con le loro speranze. E non oggetti, merce, cose, da comprare.


Nos termos da história entende-se por Genocídio “todo o crime contra a Humanidade, passando pela destruição de grupos nacionais, étnicos, raciais, políticos ou religiosos”. Na linha de pensamento simbólico, este processo mortífero, inclui actos que passam pelo impedimento de um desenvolvimento natural, livre; ou seja, há uma constante ameaça biopsicosociocultural, há um processo de aculturação, de influência por destruição. Este aspecto equipara-se ao conflito de género: a ideologia e perseguição masculinas tentam encorajar, as sociedades actuais e vindouras, por razoes de ideologia, de oportunismo e de não aceitação da irregularidade de género assim como da ascensão feminina nos campos laboral, cultural, politico, educacional, etc. Ora, a estática social / a dinâmica social / o equilíbrio social ditam – nos alguns aspectos pouco compreensíveis em fenómenos de manifestação da realidade social: a situação da mulher é precária e não tende a melhorar devido aos seus altos índices de pobreza (as mulheres em relação aos homens encontram-se num patamar abaixo das condições de vivência, ou seja, são aquelas que menos ganham mesmo no desempenho das mesmas funções masculinas); as mulheres são vistas como iletradas funcionais em relação aos homens na medida em que as oportunidades educativas e de mercado apostam no processo da selectividade, isto é, o rosto da organização e das relações sociais, educativas e politicas é masculinizado.
Na acepção da patologia social (permanência, durabilidade, ausência de alterações, normalidade) há dois sentidos dos estilos de vida que estabelecem a diferenciação entre os dois sexos: o público pertence ao homem, porque a ele é concedido o papel de patriarca sendo este aquele que controla, que usa, que subjuga, que oprime e orienta o privado, isto é, a mulher. A esta ultima está ligado o mecanismo de enclausuramento, de fechamento, de âmbito doméstico enquanto que o homem se insere no campo ou mecanismo de monotorização (de força física, de racionalidade). O pânico moral dita nos ainda um aspecto influente: as tarefas de base são desempenhadas pela massa mais débil, dizem, em acréscimo, as bocas da marginalização e as tarefas de topo, de privilégio são desempenhadas pelo sexo oposto. Ora, na prática continuam a existir grandes diferenças entre as horas dispendidas pelos homens e pelas mulheres em trabalho profissional e em trabalho doméstico, numa análise relativa, feita por Anália Torres.
Desigualdade de género
Dados mundiais
População:Homens: 49%
Mulheres:51%
Trabalho mundial (produtivo+reprodutivo+gestão comunitária):
Homens:30%
Mulheres:70%
Salários em circulação:
Homens:90%
Mulheres:10%
Meios de produção:
Homens:99%
Mulheres:1%
Cúpula do poder formal:
Homens:96%
Mulheres:4%
População pobre:
Homens: 1/4
Mulheres: 3/4
População analfabeta:
Homens: 1/3
Mulheres: 2/3
O sistema de marginalização tradicional reporta-se à ideia de anomia de género,ou seja, vivemos num estado de estranheza, num estado alienado, que saí fora de si e não entende as linhas dos rótulos convencionais. Marginalizar é antes de tudo organizar um espaço de vazio social, de irregularidade nos termos de género.
Ana Ferreira

Quadros característicos de uma sociedade fundamente falocrática evidenciam-se ainda no contexto nacional e tornam-se particularmente flagrantes quando atentamos no contributo dos cônjuges na organização da vida familiar/privada.
Tradicionalmente, à mulher atribui-se o papel de housekeeper, bem como o de child care enquanto ao homem inere mormente a função de provider, isto é, a responsabilidade de garantir o sustento da família.
Com o ingresso da mulher no mercado de trabalho, era expectável que esta atribuição de tarefas fenecesse e que se alcançasse uma participação paritária de cada cônjuge. Todavia, os cenários de coabitação actuais revelam uma realidade bem diferente: a gestão e execução das tarefas domésticos são incumbidas (quase em exclusivo!) à mulher; o homem apresenta-se como uma figura isenta de quaisquer funções ou como um mero coadjuvante que se ocupa de complexas tarefas como a de depositar o lixo no devido local.Veja-se: a participação masculina diária nas tarefas domésticas e nos cuidado à família é de apenas 1 hora, enquanto a mulher dedica 4 horas. Contudo, o tempo disponibilizado pelos homens nos cuidados com os filhos aumentou, como revela o estudo “Vida Conjugal e Trabalho” (2004), da socióloga Anália Torres.

Há quem sustente que a vulnerabilidade da mulher no mercado de trabalho no que respeita à sua remuneração, qualificação e permanência constitui a principal razão para esta divisão deficiente. Também, mas Não só! A tendência para considerar o universo privado/doméstico como o espaço exclusivo da mulher, assim como o preconceito que germina à volta de tudo isto assumem-se igualmente como importantes factores.
A distribuição assimétrica tem como corolário primeiro a imposição à mulher da fatigante conciliação da vida profissional (produção) com a doméstica (reprodução). O homem, por sua vez, tem inteira disponibilidade para se dedicar à sua profissão e um seu esporádico contributo é visto como um benevolente gesto da sua pessoa, não sucedendo o mesmo em relação à mulher. E quando se questiona o homem português sobre a sua participação na vida familiar, a resposta não varia: “Sim, ajudo quando posso!”. Na verdade, a utilização do verbo “ajudar” já revela em si uma distribuição assimétrica das responsabilidades concernentes à esfera privada.
Não basta ajudar! É preciso participar paritariamente, sem que o ónus das tarefas recaia exclusivamente num dos cônjuges, geralmente na mulher.

Anabela Santos
AnabelaMoreiraSantos@sapo.pt